SIAMO TUTTI UN PO’ GURU

Alcuni anni fa avevo “un’amica”, ed uso il passato, perche’ per fortuna il destino me ne ha liberato. Era sempre stata un po’ strana, viveva nel mondo: vega-mistico-esoterico-religios-sinistr-artistico. In poche parole la nostra amicizia e’ finita perche’ si era messa in testa che fossi l’amante di suo marito. A parte il fatto che in quel periodo stavo vivendo una storia, praticamente solo sesso, con il mio attuale compagno, ma sarei riduttiva se dicessi che il marito della mia ex amica faceva parte, secondo me, della categoria degli “indesiderabili”. Nel tempo in cui ci frequentavamo, la mia amica apparteneva ad una specie di associazione-setta, al cui capo c’era una pranoterapista. Ogni volta che quest’ultima mi vedeva, mi lanciava sguardi carichi di fulmini, ai quali io rispondevo con altrettanti carichi di saette. Io e la pranoterapista non andavamo molto d’accordo. Mi sono sempre ritenuta molto democratica, ma non sopporto gli imbroglioni, specialmente quelli che speculano sulle disgrazie altrui, Wanna Marchi ed affini. La signora lo percepiva e per questo mi odiava. Aveva un bel daffare la mia amica nel riuscire a frequentare tutte e due. Una sera mi chiese se per favore la accompagnavo alla sede dell’associazione perche’ la’, proprio la’, c’era in visita un Guru molto importante. Acconsentii senza non prima averle fatto promettere di non coinvolgermi nel “teatrino”. Pioveva, avevo con me un ombrello di quelli grandi. Arrivammo con la cinquecento nel “covo”, lei sali’ sopra dove si teneva la riunione ed io aspettai giu’ vicino alla porta secondaria. Nel frattempo vidi salire una ventina di persone misticamente rapite o forse reduci di qualche aperitivo un po’ troppo alcoolico.  Dopo circa venti minuti, nei quali io mi rompei solennemente le scatole, si apri’ la porta della grande sala e cominciarono a scendere le persone, tutte munite di sorriso idiota e aura ben in vista. Quasi per ultimi scorsi  la mia amica, la pranoterapista ed il Guru. Come ve lo immaginate voi un Guru. Solito, tunica, con o senza turbante, barba lunga e bianca, bastone, scalzo. Invece no lo splendido vecchietto aveva addosso un abbigliamento di “firmissima”, tessuti e colori all’ultima moda, cosi’ come lo scarponcino tecnico. Nonche’ il Guru stesso che alla faccia dell’ascetismo e del digiuno, sembrava si fosse mangiato un autoarticolato di capponi ripieni. Scesero le scale, ed i tre si diressero verso di me, non prima pero’ che tutti gli altri avessero baciato con reverenza la mano del Guru. Subito riservai un occhiata al vetriolo alla pranoterapista e poi su consiglio della mia amica salutai, in inglese, l’omino rubicondo, naturalmente senza baciargli nessunissima mano, ma bensi’ stringendogliela. La mia amica mi esterno’ tutto il suo disappunto per la mia sfrontatezza.  Lui mi fece un sorriso divertito e subito si attacco’ al mio braccio. Fuori pioveva, percorremmo cosi’ a braccetto, io ed i Guru sotto l’ombrello, il breve percorso dalla casa alla sua macchina. Nel frattempo discorremmo del tempo, mi chiese anche se ero felice ed io gli chiesi a sua volta se era felice, lui mi rispose di si’. Allora anch’io gli risposi. Arrivati all’auto, mi bacio’ e mi fece una carezza. Quando risalii nella cinquecento della mia amica, mi chiese se poteva toccarmi, visto che il Guru aveva scelto me e mi aveva, con la carezza, benedetto per il resto della mia vita. Le risposi che il Guru, non aveva scelto me ma il mio capiente ombrello e non mi aveva benedetto, ma forse ci aveva semplicemente “provato”. D’altronde la piu’ grande saggezza sta nelle cose semplici non in quelle complesse.

D.R.C.

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