AUTOSOCCORSO

Un’altra esperienza indimenticabile, sempre legata al tema, corsi, fu quella del pronto soccorso. Il corso era articolato in tre lezioni di 5 ore ciascuna, sempre a partire dalle 14.30, quindi a pancia vuota e stanca, q.b. L’insegnante era un dottore del pronto soccorso, un tipo tranquillo, un filosofo della” non azione”. Spiegava dettagliatamente tutti i possibili scenari a cui avremmo potuto partecipare,  ci insegnava come comportarci  nelle varie situazioni. Come fare una respirazione artificiale scongiurando la morte dell’infortunato. Guardando la platea di aspiranti soccorritori venivo pervasa da un unica preoccupazione, speriamo che nessuno di questi mi presti soccorso. Mentre facevo questa “leggera” considerazione, uno degli astanti, ci raccontò con orgoglio di essersi cimentato in un intervento limite di soccorso. Durante un terribile incidente stradale un automobilista rimase incastrato nell’abitacolo dell’auto. Il “corsista”, sentite le urla dell’automobilista e probabilmente fresco di qualche telefilm d’azione, estrasse da solo l’infortunato. L’infortunato ebbe più danni alla salute dall’intervento dell’inesperto soccorritore che dall’incidente, finirono in tribunale, e il” buon samaritano” venne condannato a pagare un ammenda salatissima. Ragion per cui secondo il nostro maestro, la regola del “non intervento” era più che mai valida. Constava in questo: un epilettico, non toccarlo, ma se si morde la lingua? Risposta: “Sei mai stata morsa da un epilettico? Ad un mio collega hanno dovuto ricucire la mano.” Un uomo steso per terra di notte al gelo? Risposta:”Non ti fermare tira dritto non si sa mai cosa ti può capitare.” Una ferita profonda che sanguina molto? Tamponala con una garza e aspetta l’ambulanza.” Comunque sopra ogni cosa chiamare sempre il 118. Ci illustrò l’importanza, ma anche tutti i pericoli della respirazione artificiale, come e quando farne uso. Sennonché per avere l’assoluta certezza igienica bisognava fare uso di specifiche mascherine. Mascherine, con kit sanitario in vendita nell’associazione, con prezzo scontato, solo per gli iscritti. Avete capito? Tutto questo “teatro” sarebbe stato quasi in piedi, se io non mi fossi persa l’ultima lezione e non l’avessi recuperata con un altro insegnante. L’altro medico-insegnante, era un medico militare e lo si capì subito, perchè il suo metodo era “azione a tutti i costi”. Azzerò in 10 minuti tutte le nozioni del suo predecessore. Ci istruì come dei Rambo. Con l’epilettico: saltarci sopra in due, uno lo tiene fermo e l’altro gli fa mordere il mocassino. Io volevo sapere il colore del mocassino, ma desistei. L’uomo steso di notte al gelo: gli si porta una coperta e una bevanda calda. E se poi quello si scalda troppo e mi salta addosso?La ferita profonda però è stata una vera perla. La ferita profonda va trattata a seconda se scende sangue venoso o arterioso. Io mi domando se qualcuno nella vita vedendo un squarcio nella carne che getta litri di sangue, si sia mai preoccupato di che accidenti di sangue stia uscendo. Comunque tre quarti dei presenti  dichiararono di svenire alla vista del sangue. Il medico stizzito, disse che bisognava posizionare un legaccio e con un legno torcerlo e stringerlo forte, per 20 minuti. Ma se l’altro dottore mi aveva detto che dopo 10 minuti di non circolazione nei tessuti c’è la necrosi? Posi la domanda e la risposta fu che lui quando era di servizio in Afganistan, un suo collega era rimasto senza un piede per una mina e me lo descrisse fin nei minimi particolari. Mi attirai le ire di tutti i presenti. I test finali erano semplicemente demenziali, come prestare soccorso a una donna all’ottavo mese di gravidanza che cade in scooter, come salvare dalla morte un cacciatore sparato al polmone, come fare una lavanda gastrica, fatta in casa, forse all’amica depressa. Il test pratico fu di rianimare un annegato, con tanto di manichino di gomma. Io lo eseguii alla perfezione, si sa mai nella vita che alla prossima ispezione della finanza mio padre non tenti il suicidio infilando la testa nel water.

D.R.C.

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