CONDOMINIO MONTE CEREGA

La prima casa dove andai ad abitare, da sola, era un mini appartamento in centro. Il mini era situato all’interno di un cortile, al piano terra, sotto un numero imprecisato di finestre, terrazzi, e balconi che, sfalsati, davano l’idea di essere all’interno di un piccolo borgo. Nello stesso cortile, c’era un altro mini dove abitava Gianna, diventata in seguito la mia migliore amica. La nostra amicizia cominciò con un trito di prezzemolo. Avevo allora un idea di Gianna abbastanza distante dalla realtà, pensavo fosse la solita vicina pettegola, invece è una tomba, non mi racconta mai un pettegolezzo, purtroppo. Quando mi si presentò davanti, quel giorno, per chiedermi se potevo tritargli il prezzemolo, non potevo crederci, visto che dopo un anno ci eravamo solo appena salutate. Quando finii con il prezzemolo glielo portai in casa, che era distante dalla mia sei metri. Mi fece lavare l’insalata, con la scusa di essere in ritardo con la preparazione della cena. In un incredibile silenzio ognuna faceva le sue cose. Improvvisamente lei disse:” A me piacciono le piante.” Risposta:” Anche a me.” E lei:” A me piacciono gli animali.” ” Anche a me.” “Io sono della vergine.” ” Anche io.” Seguì un silenzio diplomatico e poi lei mi disse:” Io pensavo che tu fossi una rompi balle.” E io:” Anche io di te.” Da quel momento non ci siamo più lasciate. La caratteristica del posto dove abitavamo era l’acustica. Praticamente i muri alti ed il piccolo cortile facevano da cassa di risonanza. I rumori si sentivano, ma non si capiva mai da dove arrivassero. Il sassofonista che provava all’infinito la cucaracha, la ragazza veneziana che telefonava  tutte le notti alle due in terrazza e chiedeva alla madre , se a Venezia c’erano zanzare, la violinista che sbatteva alle cinque di mattina i cuscini, la coppia meridionale che litigava sempre. Poi il tossico che chiedeva alla madre i soldi, lei rispondeva  di no, allora lui ogni volta le recriminava di essere una pessima casalinga. Voi immaginate tutti queste situazioni senza mai aver visto queste persone, sembrava di essere alla radio. Un giorno, dopo pranzo, a casa di Gianna stavamo bevendo il caffè, faceva in caldo torrido, guardavamo il telegiornale. Cominciammo a sentire dei strani sussurri, risatine, e gridolini. Alzammo il volume, anche loro alzarono il volume, alzammo ancora il volume, anche loro, la Gianna mi guarda, si affaccia alla finetra e grida:” No se sente gnanca el teegiornae:” Sopra il mio mini era venuta ad abitare la sorella di un mio amico, una ragazza carina ed educatissima. Da un pò di tempo eravamo perseguitati da un televisore a tutto volume che trasmetteva il Costanzo Show alla due di notte. Il compagno di Gianna, uno che di pazienza ne ha davvero pochissima, una sera esce urlando, a chiunque fosse, di  buttare la televisione. Nonostante le imprecazioni, le supposizioni e le indagini non si riusciva a capire chi fosse il colpevole. Una mattina incontrai la ragazza del piano di sopra, che mi raccontò un pò stupita ed un pò impaurita quello che le era capitato la notte prima. Durante la notte aveva sentito dei gran botti addosso alle finestre, dalla paura però, non aveva aperto la porta della terrazza. Al mattino ci aveva trovato delle palle di carta. Io non seppi darle alcuna spiegazione, quando mai la carta faceva dei botti come sassi. Alcuni anni dopo durante una cena con Gianna ricordando gli anni al comdominio Monte Cerega, venne fuori la storia delle palle di carta. Praticamente il compagno di Gianna si era fatto un’idea, tutta personale, su che provenienza aveva il rumore del televisore a tutto volume. Secondo lui veniva dalla terrazza della ragazza sopra il mio mini. Così si era preparato delle pesanti palle di carta piene di acqua e le aveva lanciate all’indirizzo della finestra incriminata. Ecco i botti e la carta, trovata poi asciutta. Nessuno lo raccontò mai alla ragazza. Il mio compagno però di quella notte si ricorda che rincasando aveva trovato, il compagno della mia amica, al buio in accappatoio in un atteggiamento strano. Si scoprì in seguito che il televisore apparteneva ad una coppia di anziani quasi sordi, che avevano una feritoia sul cortile. Il televisore era due stanze più in là.

P.S. Alla violinista il mio compagno si presentò in costume adamitico, alle cinque del mattino, perchè la signora veniva là a cercare tutte le mattine i suoi gatti, METTENDOSI DAVANTI AL NOSTRO BALCONE,  chiamandoli ad alta voce:” Drago!!!!!!!!!!! Leone!!!!!!!!!!!”

D.R.C.

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