BEATI GLI ULTIMI

Stasera sono andata a fare la spesa al supermercato. Mentre la cassiera passava  la spesa, parlava con la collega alle spalle: ” Io stasera alle 20,30 devo assolutamente uscire.” Così immettendomi nel discorso aggiunsi:” Ma no, signorina, rimanga qua fino alle 22, tanto cosa va a fare a casa?” E lei: ” Io ho una famiglia sa!” E io:” Ma signorina lei è un pò egoista non pensa alla povera signora che piuttosto di stare a casa con un marito palloso preferirebbe essere adottata dal supermercato, o essere chiusa dentro tutta la notte?” Ci siamo fatte una risata, chissà se la ragazza vedrà le signore con occhi diversi. Per quanto riguarda me, strada facendo, mi sono venute in mente le situazioni standard dei clienti dell’ultimo minuto. Prima di elencarle, scriverò l’orario della trattoria: 12,30- 14,30. Il cieco. Trattoria con luci ormai spente, entra al buio pesto, dice : “Scusi si può ancora mangiare?” Il nutrizionista. Trattoria vuota ore 15, dice:” Vorrei mangiare una cosa piccola.” Risposta:” é chiuso.” “Ma non una cosa impegnativa:” ” é chiuso:” ” Guardi una caprese, un insalata, un piatto di crudo, una pizza, ecc…” Risposta:” Dighe che se sarà! ” Lo straniero. Trattoria con Gina che lava per terra ore 16. ” Manciare?” Risposta :” Nein.” “Mansgiare?” ” Nu aven chiusè.” “Have a pizza?” “Tomorro.” “Piezza?” ” Ociciornie tavarisch.” Lo scopritore. Trattoria con cameriere in canottiera:” Vorrei mangiare.” “Mi dispiace è troppo tardi.” “Perchè che ore sono? Le tre!!!!!!!!!! Ma incredibile, non posso crederci già le tre!!!!!!!!!!!! Ma come ho fatto a fare così tardi?” Le cameriere nel frattempo sono già uscite. Il cosmonauta. Indifferente si siede, trattoria in penombra e attende. Dopo circa venti minuti, da un segno di vita. Al che si trova tutto lo staff, che ormai famelico, gli lancia uno sguardo che dice tutto. La prof distratta. Trattoria vuota la cuoca con la cicca che legge il giornale, le ragazze in cucina che chiacchierano, mio padre in banco che saccheggia i dolci al buio. ” Forse è troppo tardi?”.

Il raccomandato. Trattoria in agosto, dismessa, con imbianchini.  ” Saremmo in cinque fra mezz’ora!” ” Ehm! Sarebbe chiuso.” ” AH! Capisco non saprebbe raccomandarmi qualche altro posto?” Risposta: ” Forse un gelato?”.

Il ” ho i minuti contati”. Trattoria vuota con materializzazione di cliente, già seduto che mangia il pane, su tavolo da apparecchiare. Quasi piangendo:” Guardi qualunque cosa ho i minuti contati.” Tu fai l’errore di impietosirti e lui ti rimane là per un ora perchè nel frattempo riceve trentasei telefonate. Ma quella veramente storica mi è successa con la stessa professoressa delle “melanzane.” Trattoria al buio ore 15,30, tavolo preparato per il personale con sopra un piatto di pasta al pomodoro. Esco dalla cucina e trovo la prof. con il naso letteralmente dentro il piatto. Quando mi vede mi dice, che stava annusando per capire se c’era aglio, ma visto che non c’era l’avrebbe preso. Sì, era proprio quello che desiderava un bel piatto di pasta al pomodoro,  IL MIO ! Per non parlare quando il mercoledì il locale è chiuso. Entra di tutto, ma la maggior parte alla vista del buio, alle 13, capisce. Qualche volta ci scappa la coppia che si accomoda, sempre al buio, mentre mio padre passa con il carrello pieno di spesa in giaccone e coppola. Una volta, mentre mangiavamo un panino veloce di mercoledì, giorno di chiusura da 17 anni. Si accorsero che fuori dalla porta c’era un professore, persona squisitissima con problemi di deambulazione e lo invitammo a condividere il pane e la mortadella. Gentilmente il professore acconsentì, mio padre però non ne fu poi così felicissimo.

Adesso, nelle giornate di festa (il mercoledì), mi telefonano a casa per sincerarsi che sia veramente chiuso

D.R.C.

Quando lavoravo come commesso in un negozio di articoli fotografici mi arrivavano le stesse persone che arrivavano tardi nel locale sopra descritto. Ho scoperto se acconsenti di seguire il cliente dopo l’orario gli permetti di farlo ancora e ogni volta arriva, sempre più tardi. La sua risposta con faccia inebetita : “ma l’altra volta mi avete fatto entrare …”.

Una sera chiudiamo le luci , chiudiamo una delle due porte 8 de 10 ragazzi escono abbassiamo le serrande, il titolare (al buio piu’ completo) raccoglie i soldi dalle casse …. sentiamo la serranda alzarsi e la porta aprirsi. Entra mister cefalo dell’anno, mette la testa dentro e chiede ” E CHIUSO ?” Risposta ,” Ma vuole scherzare noi serviamo sempre la gente al buio e con le serrande abbassate”, ovviamente voleva vedere una macchina digitale, che gliela spiegassimo e per poi dirci ” va bene , grazie , CI PENSO”, praticamente un’ora….., non pensate che mi stia inventando !

Poi la domanda, quasi classica, era ” ma devo solo ritirare le foto”,  e io (o altri, perché queste cose capitano a tutti e in continuazione) “che nome ha messo” ovviamente ti danno un nome che non riesci a trovare. Chiedi se è giusto il nome e ti metti a cercare ancora, la loro faccia è di quelle che ti guardano come dire “CRETINO, vuoi che venga io a cercarle ?”. Intanto continui a cercare e il tempo passa (chiusura 19:30) ore 20:00 nasce il dubbio, “Forse ho messo il nome del marito….”, TROVATE in un batter di ciglia, con le mani tremanti e la bava bianca gli si applica il prezzo con i centesimi, unica soddisfazione (parliamo di cifre tipo 4 o cinque EURO !!!!). A parte queste perle di clienti ci sono anche quelli che ti telefonano dicendo che stanno arrivando,  potevi aspettarlo ad oltranza, tanto non sarebbe mai arrivato. Senza parlare di chi ti faceva tirare fuori tutti gli album fotografici matrimoniali, cavalletti, macchine fotografiche, borse, mille domande, e arrivato al culmine che stai per mettergli le mani addosso, passa (dietro al commesso) il titolare e ti tocca dicendoti di muoverti…. ci stai mettendo troppo. In quel momento pensi che dovresti essere già a casa tra le braccia calde e invece sei in mezzo al delirio. Sono sicuro che delirio è la parola giusta. Senza tralasciare che queste cose imbarazzanti capitavano il sabato sera, con una settimana di fuoco alle spalle. Tornando al cliente, si sofferma , non capisce cosa stia succedendo e ti chiede : ” ho scusi, è tardi? Domani siete aperti ?”. La risposta più giusta sarebbe stata che noi non siamo aperti ma adesso la apro come un’aragosta, Invece rispondevo (veramente rispondevo in questa maniera) : ” Mi scusi signora ma sà, sto cercando di avere dei figli” e lei : “in che senso ?” , “nel senso che per averli devo passare del tempo con la mia morosa, però se lei si presta allora domani apriamo”. Risata generale,avranno capito ? Adesso mi viene un dubbio: non sono mai passato il giorno dopo per vedere se c’era qualcuna. Sempre con la porta chiusa a chiave quello che dà i pugni sul vetro e ti dice :” sai chi mi manda ?”, non conoscevo mai il nome del mandante, ma sapevo dove mandarlo. Se la formula magica del sai chi mi manda non funzionava cominciavano le fantasie false : ” sai da dove vengo …., mettiti una mano sul cuore, sono amico di ……”.  Il titolare faceva il giro del banco e gli apriva. Nel momento che apriva il tipo si fiondava davanti al banco e dietro a lui altri clienti, che nel frattempo si erano nascosti numerosissimi. Praticamente il sistema ” Cavallo di Troia”.

Io, invece andavo subito nel retro bottega,  mi vestivo e uscivo , per uscire dovevo passare davanti a tutta la gente che mi guardava con lo sguardo che  voleva dire : ” e io ? sono dentro, non mi vede ? “. Da vero gentleman, con la faccia come il culo, salutavo tutti (i clienti e il titolare ormai rimasto solo nel negozio, visto che i mie colleghi più furbi di me riuscivano ad andare via sempre giusti e non ho mai capito come facessero).

Oppure la super domandona alla vigilia di Natale, sempre a negozio ormai chiuso da un pezzo : “DOMANI SIETE APERTI ?”. La risposta ve la do’ solo tramite e-mail.

A.L.

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