AL CAPEZZALE

Al capezzale dell’inferma si susseguivano continuamente le innumerevoli amichette. Alle volte anche sei insieme, chiacchierando piacevolmente, facevano passare il tempo a mia madre. Il vociare era tanto forte, quando si trattavano argomenti scottanti, ( la signora che aveva sporcato le scale appena lavate, l’aggiornamento quotidiano di quante maledizioni si fosse preso il figlio della signora soccorsa, nonchè vari argomenti del passato compresi pareri orribili su nuore e generi). Io mi divertivo tanto, era una vita che non sentivo parlare della mia gente che conoscevo bene, a ruota libera. Considerando che ogni affermazione dopo pochi secondi veniva sistematicamente, da qualcun altra, smentita o addirittura stravolta, era come sentire la stessa storia in mille versioni diverse. La libera interpretazione faceva da padrona. Alle volte vedevo mia madre, che in mezzo a tutta quella caciara, chiudeva gli occhi, non so se dormiva o se sveniva. Le amichette secondo me ad un certo punto non si rendevano più conto di essere in visita ad una, quasi, malata, facevano come se lei non ci fosse, prese ormai dal delirio chiacchieresco.

Mi ero ormai trasformata in maggiordomo-barman, per le signore litri di caffè, tè, decaffeinato, saccarina, caramelle, biscottini e quattro lavaggi al giorno del bagno, ahimè, quello grande, perchè ad una certa età si fa centro una volta su tre. Qualche rara volta in cui riuscivo a sedermi con loro, io le adoro, le guardavo e mi ritornavano in mente gli anni più belli della mia vita,  rimango sempre la “piccola” e loro le mie altre mamme. Fra le varie storie che mi hanno raccontato c’è quella accaduta al figlio della Romana. Un giorno il figlio della Romana entra in casa e trova due zingarelle che stanno rubando. Tengo a precisare che il ragazzo è uno di Mani Tese, uno che va a tutte le manifestazioni per la pace ed è anche contro la caccia. Una di queste scappa, l’altra viene trattenuta dal ragazzo, vedendosi così nei guai, comincia a gridare:” Non uccidermi, non uccidermi !” Dopo un pò la Romana rientra in casa e trova sulle scale la vicina di casa, che le racconta che suo figlio ha litigato e picchiato la fidanzata e che questa gridava :” Non uccidermi:” La Romana attonita risponde che suo figlio non ha la fidanzata. La vicina di tutta risposta:” Perchè te lo viene a dire a te se ce l’ha e la picchia.” Il giorno dopo il “radio-quartiere” aveva già trasmesso la notizia fin nei più remoti avanposti, che il figlio della Romana aveva una fidanzata, all’insaputa della madre e che pure la picchiava. Pensa te, sembrava tanto un bravo ragazzo. Il secondo racconto è uscito parlando di medicina alternativa. Perchè mia madre in trentino compra nei negozietti da un euro delle strane pomate alle erbe tutte scritte in tedesco dove non ci si capisce niente. Ma siccome lei ha lavorato da giovane alle terme di Abano, parlando tre parole di tedesco, lei parla il tedesco meglio dei tedeschi. Stava spacciando ad una sua amica una pomata all’arnica, io non ci capivo una parola, ma lei ci diceva che quella gialla è quella all’arnica. Speriamo bene. Così l’amica Antonia ci raccontò di un esperienza di “auto-medicazione” accadutagli. A causa di un dolore alla schiena, chiese alla figlia un consiglio terapeutico. La figlia le consigliò delle applicazioni di argilla. Le disse che la teneva in cantina in un barattolo bianco con su scritto “ARGILLA”. Trovato il barattolo l’Antonia si stupì un pochino nel vedere che qull’argilla era bianca, ma pensò che quella medicinale fosse diversa da quella normale. Si preparò il rimedio, se lo spalmò al meglio sulla parte dolente ed aspettò che, come consiglia la pratica, questo si seccasse. Con l’andare del tempo cominciò a sentire la pelle della schiena tirarle in maniera assai forte, nel girarsi per guardare l’applicazione, si accorse che si stava scrostando e che a terra c’erano croste bianche ovunque. Alla sera l’Antonia racconta tutto alla figlia, che sulle prime non capisce, poi tra risa soffocate ammette di averle indicato il barattolo sbagliato, quello del gesso a presa rapida. Non vedo l’ora di vedere la figlia per sentire la sua versione, non si può mai sapere con le amichette di mia madre la verità assoluta.

D.R.C.

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